Il sindaco non convoca il consiglio sulla piazza, l’opposizione scrive al Prefetto

La questione piazza continua a creare polemiche. Ora l'opposizione scrive al Prefetto per la mancata convocazione da parte del sindaco di un consiglio comunale sul tema.

Di Ernesto Rocco

La questione piazza continua a creare polemiche. Ora l’opposizione scrive al Prefetto per la mancata convocazione da parte del sindaco di un consiglio comunale sul tema.

VALLO DELLA LUCANIA. Il sindaco Antonio Aloia non convoca il consiglio comunale per discutere della viabilità a ridosso del centro, l’opposizione chiama in causa il Prefetto. Il capogruppo della minoranza Emilio Romaniello, infatti, ha inviato una missiva in prefettura lamentando che nonostante lo scorso 14 ottobre la minoranza (con i consiglieri Emilio Romaniello, Nicola Botti, Mario Fariello, Pantaleone Mautone e Pietro Miraldi) chiese la convocazione di un consiglio comunale monotematico sulla questione del “transito veicolare e sosta in piazza Vittorio Emanuele“, il sindaco non ha provveduto ad oggi ad indire l’assise.

Il consigliere comunale, richiamando le norme dello statuto comunale, ricorda che “La convocazione del Consiglio e l’ordine del giorno delle cose da trattare è fatta dal Sindaco di sua iniziativa o su richiesta di un quinto dei consiglieri comunali” e che l’argomento piazza è di competenza del consiglio “in quanto le variazioni al traffico e sosta veicolare messe in atto dal Sindaco sono difformi dalle indicazioni contenute nelle nelle delibere di approvazione del progetto relativo ai lavori di recupero e riqualificazione di piazza Vittorio Emanuele e aree contigue (Agorà del PNCVD)”.

Per questo, considerato che “a tutt’oggi il Sindaco non ha provveduto a diramare nemmeno gli inviti per la celebrazione del Consiglio richiesto e che sono già trascorsi 20 giorni (tempo previsto dallo statuto entro il quale provvedere alla convocazione), questo comportamento materializza una chiara ed evidente violazione di legge”. Di qui l’istanza al Prefetto “al fine di evitare il perpetuarsi di un’azione amministrativa illegittima e fortemente compressiva dei diritti e doveri dei consiglieri comunali, che – inevitabilmente –, in prospettiva, danneggia la cittadinanza”

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