Agropoli, furti, rapine e droga: ma i due sono ancora liberi

Sono stati riconosciuti come gli autori di tre rapine. Viaggiavano a bordo di uno scooter rubato ed erano in possesso di droga. I due, però, sono ancora liberi.

Di Redazione Infocilento

Sono stati riconosciuti come gli autori di tre rapine. Viaggiavano a bordo di uno scooter rubato ed erano in possesso di droga. I due, però, sono ancora liberi.


11 Settembre 2015, zona industriale di Agropoli. Due malviventi, dopo aver rapinato due persone nei pressi del centro cittadino tentano un terzo colpo ai danni di una signora, T.A., che viaggia a bordo di un’auto. Cercano di farla fermare l’avvicinano con un motorino, la minacciano forse anche sparando dei colpi di pistola, ma lei prosegue la sua corsa e allerta i carabinieri. I militari ci impiegano poco ad individuare i malfattori. Vengono fermati, riconosciuti da tre persone vittime di altrettanti scippi, ma nonostante la refurtiva sia stata ritrovata e con essa lo scooter (risultato anch’esso rubato) e della cocaina, ad oggi nessun arresto.
A denunciarlo è chi ha dovuto essere involontario protagonista di questa vicenda che sottolinea come simili episodi facciano «perdere credibilità al sistema giudiziario tutto, che va a vanificare l’ottimo lavoro delle forze dell’ordine». «I Carabinieri di Agropoli, Ogliastro Cilento e Capaccio hanno svolto al meglio il proprio compito – si legge nella denuncia – Tuttavia se le decisioni che ne conseguono vanno contro ogni logica del buon senso, ecco che il timore dei cittadini è più che giustificato». «Basti pensare al recente caso di Ercolano. È forse giusto accusare di eccesso di difesa un commerciante perché reo di non aver riconosciuto una pistola giocattolo e aver temuto per la propria incolumità?»

Il caso stesso di T.A. poteva avere risvolti ben peggiori se anche solo un colpo esploso l’avesse raggiunta «ed il fatto che i due malviventi siano ancora in libertà è un affronto alla sicurezza ed alla serenità delle persone oltre che un’offesa alla loro dignità». «Prendere decisioni di questo tipo vuol dire voltar loro le spalle.
È dignitoso incontrare il proprio aggressore al semaforo e vederlo atteggiarsi a ruoli di spavalderia? Non commettiamo l’errore comune di pensare allo scampato pericolo come ad un lieto fine, curiamoci invece dei risvolti psicologici ed emotivi che dovranno fronteggiare le vittime di aggressioni per molto tempo, preoccupiamoci del fatto che minacce e vendette fanno parte di una normalità malata», è il laconico commento di chi ha vissuto una simile vicenda. «Cara magistratura – conclude – di Vallo della Lucania, occorreva che T.A. facesse un video mentre le sparavano per giustificare la fragranza di reato?»

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