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Santuario di Novi Velia, si chiude “la stagione dei pellegrinaggi” | FOTO

La seconda domenica di Ottobre un suggestivo rituale chiude la stagione dei pellegrinaggi al Santuario mariano per eccellenza dell’Antica Lucania: l’immagine della Madonna custodita alla sommità del Monte Gelbsion viene “velata”.

Giuseppe Conte

5 Ottobre 2015

La seconda domenica di Ottobre un suggestivo rituale chiude la stagione dei pellegrinaggi al Santuario mariano per eccellenza dell’Antica Lucania: l’immagine della Madonna custodita alla sommità del Monte Gelbsion viene “velata”.


La storia del Santuario è documentabile fin dall’XI secolo, periodo in cui i monaci italo-greci avevano già scelto l’odierno Cilento come luogo di contemplazione eremitica. La fondazione cristiana di un primo santuario sulla vetta del Monte Gelbison è da accostare ai monaci basiliani che si rifugiarono in queste terre all’indomani della lotta iconoclasta voluta dall’Imperatore Leone III nel 726 d.C. La disputa fu l’anello di congiuntura tra l’Oriente e l’Occidente, ed è il momento in cui si assiste alla nascita di nuovi luoghi di preghiera, quasi sempre ricavati in posizioni amene come la sommità delle montagne o cavità naturali, ove era senza dubbio meno pericoloso praticate il culto. La cristianizzazione del posto in realtà potrebbe essere null’altro che la trasformazione di un tempio pagano già esistente, presumibilmente ad opera degli Enotri. Seppur non documentato in tutte le fasi storiche, il Santuario di Novi Velia ha origini indubbiamente antichissime. La consacrazione del Sacro Monte a Maria ha influenzato in modo costante la devozione dell’Antica Lucania, ponendo il complesso del Monte Gelbison fra le mete cristiane più frequentate nel corso dei secoli.
Dall’ultima Domenica di Maggio alla seconda di Ottobre, miglia di pellegrini raggiungono il Santuario per omaggiare la Madonna. A Maggio, come da tradizione, l’immagine della Vergine con solennità viene “svelata” e restituita alla devozione popolare. Ha inizio così la stagione dei pellegrinaggi.
Numerose compagnie provenienti da tutto il Cilento, dalla Lucania e dalla Calabria, risalgono la montagna mantenendo viva una secolare tradizione. L’antico sentiero gradinato a tratti scavato nella roccia e recuperato tra i boschi, è ancora riconoscibile e in parte praticabile. Dall’abitato di Novi Velia prendevano vita così, almeno in passato, i pellegrinaggi al Sacro Monte. Ogni compagnia, giungeva ai piedi della montagna nel cuore della notte e si incamminava a suon di canti mariani in cui si invoca la Vergine. “Cénte” e “stendardi” spesso identificano il luogo di provenienza (la forma delle “cinte” barchiformi o romboidali o a torre, e le iscrizioni poste a decorazione delle fasce), talvolta affiancate dal suono di strumenti musicali tradizionali come la zampogna o la ciaramella. Sfilano fra le rocce per diverse ore. In punti prestabiliti la compagnia si riposa: è un momento conviviale in cui non viene comunque perso d’occhio il motivo dell’ascesa. Si materializza, ancora una volta, un secolare rituale che esterna la profonda devozione verso la Madonna di Novi Velia. Giunti alla meta, il pellegrino si appresta ad incontrare la Madonna. Prima dell’ingresso in Chiesa, si compiono i classici “tre giri” che segnano l’ultima fase dell’intero rituale, prima di mostrarsi alla Vergine.
La seconda Domenica di Ottobre, invece, avviene il rituale inverso, ufficializzando la chiusura della stagione dei pellegrinaggi. La splendida immagine della Madonna viene “velata” alla presenza di centinaia di fedeli che seguono con intensa spiritualità la celebrazione. Da questo momento il Santuario subisce le trasformazioni dell’Autunno già iniziato e di li a poco dell’intero Inverno che porta temperature più rigide con abbondanti nevicate. La montagna sulla quale dimora Maria, dunque, pare riposarsi fino alla Primavera inoltrata, quando tra i colori rinvigoriti del bosco, l’aria salubre e i tiepidi raggi di Sole si risveglia, riaprendo con la stessa solennità le sue porte ai fedeli.

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