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Passo della “Preta perciata”, valico di “confine” e di “unione”

Il passo della “Preta perciata” ha rivestito un ruolo fondamentale nella storia del Cilento.

Giuseppe Conte

3 Ottobre 2015

Il passo della “Preta perciata” ha rivestito un ruolo fondamentale nella storia del Cilento.

La posizione strategica e dominante ha permesso di regolare i flussi migratori e gli scambi commerciali tra la costa e l’entroterra che, a sua volta, apriva l’accesso al Meridione d’Italia. Tappa quasi obbligata per i viandanti che lasciavano il Cilento o per quelli che dovevano varcare i suoi confini, racchiude tra le sue rocce una lunga storia fatta di possenti glorie.

Il passo della “Preta perciata” è stato uno dei 14 valichi del Mezzogiorno con diritto di pedaggio e ne è testimonianza già a partire dal 1074. Ed è per questo che il territorio sul quale sorge ha avuto una notevole importanza in passato: siamo nelle terre di Magliano Vetere, antico baluardo dalla storia secolare. Situato sul crinale di un’altura rocciosa, separa la valle del Calore con le sue profonde gole, dalla valle dell’Alento, solcata da acque decisamente meno penetranti. Il nome conferma le strutture del “passo”: una piccola cavità ottenuta tra le rocce costituiva una dogana naturale e inattaccabile. Un valico di “confine” e di “unione”, dunque, memoria del passato, custode di “infiniti passaggi” e guardiano incontrastato di “straordinari paesaggi”. La sua esistenza ha sicuramente contribuito all’importanza del posto, come mostra la stessa storia dell’intero territorio di Magliano.

Magliano vanta pagine di storia antichissime. Le prime notizie certe dell’abitato di Mallianum risalgono alla metà del IX secolo; e con molta probabilità l’origine del paese ha radici ancora più remote. La posizione apparentemente sfavorevole ne ha in realtà determinato l’importanza. Insieme ai casali di Magliano Nuovo e Capizzo che compongono il Comune, si trova alla pendici di un’aspra catena montuosa, di cui fanno parte le cime rocciose dei monti Faito, Chianiello e Vesole. Dai Goti ai Longobardi per poi attraversare il periodo Normanno, ha sempre confermato la sua predominanza territoriale. E proprio nel periodo Normanno assume nuova vitalità: divenne uno dei quattro Stati che costituivano la possente Baronia di Novi.
Per parlare di “decadenza storica”, invece, bisogna aspettare praticamente i giorni nostri, quando la modernità ha convertito le sue sorti.
Nei secoli successivi sostanzialmente mantiene una certa importanza, alternando periodi di splendore a momenti di debolezza che ne hanno determinato in alcune fasi storiche anche l’abbandono. Un abbandono non motivato chiaramente a livello storico ma si sa che le sue sorti furono trasformate definitivamente solo in epoca moderna. Se fu l’impoverimento amministrativo o catastrofi naturali o ancora motivazioni sociali connesse a saccheggi e brigantaggio, non è chiaro ma sappiamo che la popolazione locale non si arrese e diede vita al nuovo centro fortificato di Magliano Nuovo. Il nuovo abitato si estendeva proprio a ridosso del valico della “preta perciata”, posizione da cui era possibile dominare su tutto il territorio circostante. Le teorie secondo le quali la nuova Magliano sia sorta solo in tempi relativamente recenti, non possono non la sciar dubbi: l’importanza del posto aveva già sicuramente favorito la presenza di un nucleo abitato, sviluppatosi proprio in conseguenza dell’esistenza del passo della “Preta perciata”.

Oggi si presenta come un caratteristico centro che ricorda i borghi di montagna. I suggestivi centri di Magliano Vetere, Magliano Nuovo e Capizzo sono tre piccoli scrigni incastonati nella montagna. Ognuno dei casali reca in sé i segni del passato: emergono straordinarie architetture nelle rispettive parrocchiali, nei rispettivi tessuti urbani e nelle meravigliose architetture dei santuari rupestri consacrati a Santa Lucia e San Mauro. Con il Museo Paleontologiche e nuove attività, si candida a pieno titolo come attrattore turistico, polo di arte e di natura.

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