#2. Ciao Unità

Di Arturo Calabrese

In molti riconosceranno al volo il logo contenuto nella foto della rubrica di questa settimana. È il logo di uno dei Giornali (sì, con la maiuscola) storici del nostro Paese. Fondato il 12 febbraio del 1924 da Antonio Gramsci, il Giornale (sempre con la maiuscola) è nato negli anni del buio della vergogna fascista vivendo in clandestinità. È stato sempre il Giornale di riferimento per tutti i Compagni del Partito Comunista, sempre vicino ai lavoratori e agli ultimi. Dopo vari anni di alterne fortune (di cui non parlerò in questa rubrica), nel 2014 si arriva alla crisi più profonda e dal primo di agosto vengono sospese le pubblicazioni. Nel corso del 2014 e agli inizi del 2015 si è sempre parlato di un ritorno in edicola del Giornale di Gramsci, fin quando il tutto è diventato realtà il 30 giugno scorso. Ed arriviamo all’oggetto di questo secondo appuntamento con “Il mio spazio libero”, quello che oggi è L’Unità.

L’Unità non è più quella di una volta. Non è più un Giornale di sinistra, un punto di riferimento per i Compagni. Non ha più quella linea editoriale oggettiva. L’Unità è diventata un giornale (adesso in minuscolo) di centro. Un giornale (sì, ancora) molto più vicino alla pseudo-sinistra del PD che alla vera sinistra. Un giornale della sinistra di Renzi che è diventata democrazia cristiana. L’Unità come la conoscevamo è stata snaturata, cambiando radicalmente tutto. Anche il formato. Fino allo scorso anno, non lo nascondo, ne ero un assiduo lettore ma da quando è tornata in edicola ne ho acquistato soltanto due copie. Quando è tornata in edicola ho partecipato anche io alla moda dell’hasthag scrivendo #bentornataunità; ora non lo scrivo più anzi ora dico #ciaounità. Un giorno si parlava del sacro Articolo 18, la scorsa settimana si tessevano le lodi del “Jobs Act”. Un giorno si attaccava Berlusconi e i suoi tentativi di difendersi con l’immunità parlamentare e poi il salvataggio di Azzolini passa quasi inosservato. Questi sono solo due esempi ma poteri farne tantissimi, per testimoniare il cambiamento di cui l’Unità è stata oggetto.

Ciao Unità! Rimarrai nei miei ricordi. Quando un piccolo Arturo Calabrese imparava a leggere grazie al te e a suo nonno che la leggeva ad alta voce, quando venivi spesso menzionata da quello stesso nonno durante le passeggiate estive, durante le serate intorno al fuoco. Quel Giornale che ha rappresentato le mie letture in treno, come una inseparabile compagna di viaggio, come un’amica fraterna. Ciao Unità, ciao amica mia. Spero di rivederti un giorno come eri una volta. Il Giornale della Sinistra. Di quella Sinistra vera, autentica, sincera. Io ti aspetto, nella speranza che un giorno tornerai bella più di prima. Ciao, amica mia.

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