E’ polemica in seno all’Unione dei Comuni Alto Cilento. A creare perplessità è il bilancio dell’ente. Otto consiglieri di opposizione hanno puntato il dito contro la gestione Alfieri.
Una volta si parlava di pioggia a catinelle, ora anche di debiti, in riferimento al bilancio dell’Unione Comuni Alto Cilento. Ciò almeno a sentire i consiglieri Sebastiano Aceto, Filomarino Giordano, Mario Castellano, Domenico Di Renzo, Giuseppe Oricchio, Domenico Vaccaro, Marzia Chirico e Agostino Abate (consigliere comunale di Agropoli).
«Il consiglio generale dell’Unione dei Comuni Alto Cilento – evidenziano gli 8 in una nota – ha approvato, nella riunione del 12/09/2015, il ri-accertamento straordinario dei residui attivi e passivi (i primi sono somme che dovevano essere incassate negli anni precedenti e che non sono state effettivamente incassate, soprattutto tasse e tributi, i secondi sono somme che dovevano essere pagate). Lo stato, con una sua legge, ha imposto a partire dal corrente anno una operazione di trasparenza con la cancellazione definitiva, ove consentito, delle somme da incassare e quelle da pagare che, risalendo ad anni lontani nel tempo, difficilmente lo saranno. Il relativo risultato deve essere riportato nei bilanci. Per quanto riguarda l’Unione dei Comuni Alto Cilento, questa operazione ha evidenziato un disavanzo (leggi debito) di € 1.295.658,97 (quasi un milione e trecentomila euro) da risanare con un piano di pagamento della durata di 30 (trenta) anni: questo è un altro pacco fatto alle popolazioni dei comuni collinari, alle future generazioni ed ai futuri amministratori, che si somma al cospicuo debito da noi già denunciato. Il tutto, poi, sempre a fronte del niente realizzato».
Poi le accuse si spostano sul sindaco di Agropoli, e presidente dell’Unione che, scrivono i consiglieri «ha finalmente ammesso che questo debito è dovuto essenzialmente alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani del solo comune di Agropoli, da parte dell’Unione dei Comuni Alto Cilento, e che esso sarà dallo stesso onorato»
«È il caso di rilevare – evidenziano quindi gli otto consiglieri – che la durata del debito negli anni è di gran lunga superiore alla durata del suo mandato di sindaco, che scade nel 2017, e che non esiste alcun obbligo per i suoi successori di riconoscere un debito, che rimane comunque intestato giuridicamente all’Unione dei Comuni».
Di qui l’invito ai sindaci dei comuni collinari a tener presente la situazione che «continuano ad avallare».