Nel silenzio degli intellettuali e scrittori italiani, InfoCilento si unisce alle migliaia di persone che esprimono solidarietà allo scrittore napoletano Erri De Luca, processato a Torino per le sue opinioni No Tav. Ecco l’idea per la quale isolata è l’accusa e non l’imputato.
Una doverosa premessa: difendere Erri significa difendere la nostra libertà di parola. Soprattutto di parola contraria. Questo articolo vi costerà un po’ di pazienza, un po’ di tempo, il tempo di un’idea. Perché “spesso moriamo per delle idee, ma di morte lenta”.
Il 19 ottobre, a Torino, si chiuderà il processo ad Erri De Luca, imputato “per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, pubblicamente istigato a commettere più delitti e contravvenzioni ai danni della società LTF sas e del cantiere TAV LTF in località La Maddalena di Chiomonte (To) (…) per aver dichiarato che la ‘Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo… sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile…hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa’.
Quasi mai, forse nemmeno nei processi a Pasolini, la Pubblica accusa è stata così isolata. Dal 5 giugno 2004, giorno dell’udienza preliminare, la società civile si è mobilitata sul web e nelle piazze a favore dello scrittore e intellettuale napoletano. Indipendente e libero di professione: “mi avevano esaurito la dipendenza. E ho rinunciato a tutti i maestri”. Sempre dalla parte degli operai e dei senza voce, con lo Stato italiano ha avuto sempre poco a spartire in termini di credito. “Tu, mio è l’ opera che inaugura il mio 740. Pago le tasse fino all’ ultimo centesimo. Con questo Stato non voglio rapporti e tanto meno debiti. Se un giorno i libri non dovessero mantenermi, torno operaio”.
Accusato di aver istigato alla violenza e non al pensiero, alla responsabilità. Erri, invece, smuove le coscienze in uno Stato che, affogato nella corruzione, criminalità e malaffare, si scaglia contro le parole dell’ultimo intellettuale italiano.
“Può darsi che nella mia educazione emotiva napoletana ci fosse la predisposizione a una resistenza contro le autorità”.
I Pm hanno chiesto 8 mesi di condanna. Se condannato, De Luca dovrà anche risarcire la società francese LTF : “caso vuole che in Francia non siano in vigore le nostre normative antimafia nell’assegnazione degli appalti. Caso vuole che per la Francia la linea Lyon-Torino non sia strategica né prioritaria. L’entusiasmo della ditta LTF non è condiviso in patria. Chiedo che sia lo Stato a costituirsi parte civile contro di me. Mi si processa per una dichiarazione contro un’opera solenne e strategica del nostro territorio e in caso di condanna dovrei rimborsare un’azienda francese anziché lo Stato italiano? Chiedo alla pubblica e distratta autorità di procedere alla costituzione di parte civile contro di me. Sarò condannato per essermi opposto a un’opera di Stato e non a una qualunque ditta estera venuta a far danno da noi”.
In ogni caso, come scrive Susanna Marietti del Fatto Quotidiano, qualora fosse di condanna, una sentenza di tal genere non sarà mai una sentenza pronunciata nel nome del popolo italiano.
E proprio il popolo si è schierato con lo scrittore napoletano. Non gli artisti (pochissimi), non gli scrittori italiani, non gli intellettuali (se ancora ve ne fossero).Come scrive De Luca, quelli della sua generazione, molti “ora dispersi, ma per sommi capi [sono] distinguibili in due destini: gli inservibili e gli adeguatisi. I primi hanno proseguito a sopravvivere in avversione ai traffici di coscienza, alla baldoria e alle stelle filanti, arrembaggio degli anni ottanta. Le scorie tossiche di un’intransigenza pubblica durata a lungo hanno avvelenato le poche possibilità di inserimento nel campo delle professioni, delle politiche, dei favori a rendere. Sono restati al fondo inservibili, uno spreco per le risorse umane di questo paese. Hanno cambiato idee ma non ne hanno fatto commercio, non ci hanno guadagnato. Gli altri, gli adeguatisi, si offendono intuendo che il verso – quello di Ritsos secondo cui ‘Hanno ammainato le bandiere. Sono rientrati in casa. Contano i soldi’ – li riguarda. È così. Per adeguarsi hanno dovuto dissociarsi da se stessi. Se incontrassero oggi il giovane che furono, non lo saluterebbero”. Basti pensare che a sostegno di Erri, oltre a tutti i movimenti di cittadini liberi e pensanti, uniti sotto lo slogan di #iostoconerri, vi sono pochi volti noti tra cui Saviano, De Magistris, Gassman e pochi altri. Molti di più gli stranieri. Addirittura Hollande, che ha urlato affinché la libertà di pensiero non venisse lesa. Il comitato internazionale a favore dell’intellettuale processato al tribunale di Torino è stato lanciato in simultanea lo scorso 18 marzo a Parigi e a Barcellona. Il successivo appello è stato firmato da scrittori di fama internazionale come Paul Auster, Salman Rushdie e Marc Lèvy. «Più di trecento personalità di 19 Paesi – recita il testo della petizione – difendono oggi il diritto alla libertà d’espressione per Erri De Luca» e chiedono «il ritiro della denuncia della Lyon-Turin Ferroviaire, filiale francese della Sncf». “L’importanza attribuita alle mie frasi è per me un riconoscimento letterario. In Italia non ne ho ricevuto nessuno per la buona e sufficiente ragione che non ne desidero e dunque non vi partecipo. Questa incriminazione è il mio primo premio letterario italiano”.
Nel processo l’accusa è sola e non pubblica. Migliaia di persone sono state istigate. Non alla violenza bensì alla lettura, al pensiero, alla costruzione di un’idea.
“Uno scrittore al suo meglio istiga alla lettura e qualche volta anche alla scrittura. Pasolini mi istigava a formarmi un’opinione in disaccordo con lui. Era un intellettuale, la cui funzione è quella di rasentare i confini di un pensiero, fornendo così al lettore il perimetro dell’argomento. Chi invece asseconda l’opinione prevalente, l’intruppato al centro, toglie dal suo impasto il lievito e il sale”.
La Val di Susa si batte affinché quel luogo naturale ci sia ancora. Affinché le perforazioni e la polverizzazione di giacimenti di amianto possano arrestarsi. “La Val di Susa si batte contro il disastro ambientale per scongiurarlo, per non doverlo piangere dopo. Si tratta della più intensa e durevole lotta di prevenzione popolare”. E peccato che questo l’abbiano capito quasi tutti. Dalla Francia all’UE. Forse in Italia aspettano che le “mazzette” oggetto di cronaca recente possano prima essere del tutto distribuite.
Nell’aula del tribunale torinese “non sarà in discussione la libertà di parola. Quella ossequiosa è sempre libera e gradita. Sarà in discussione la libertà di parola contraria, incriminata per questo. (…) Se dichiarato colpevole delle mie parole, ripeterò lo stesso reato da criminale incallito e recidivo. Se condannato, mi neghi tranquillamente il beneficio della sospensione condizionale della pena, che si applica all’ipotesi che il reo non ci ricaschi”.
Oggi migliaia sono stati i post, i tweet e le dichiarazioni per Erri. Questi sono gli ultimi Don Chisciotte dei nostri giorni. “Rimanendo spettatori, non distinguiamo la realtà dall’immaginazione, un po’ come Chisciotte. Solo che lui, sente i punti interrogativi che ci sono nei torti del mondo ed interviene sempre senza nessuna esitazione. Varrebbe, allora, la pena di darci una sciacquata agli occhi con il suo collirio, per essere un poco meno spettatori e un poco più membri di quella sua cavalleria umana commossa e irritabile”.
Questo articolo, scritto di stomaco e sotto la dettatura di un Erri sempre presente e mai isolato, è il risultato della sua istigazione.
C’è chi si è conformato, gli adeguatisi. Chi si è chiuso in casa dopo aver fatto i soldi. E poi, per fortuna, ci sono gli inservibili come Erri De Luca. I partigiani della libertà.
Un altro verso di Ghiannis Ritsos,caro agli inservibili e a De Luca, recita “Ti si è rotto l’aquilone? Lo spago tienilo”. Questo è Erri De Luca.
“Se potessi incrociare il giovane che sono stato, vorrei che quel giovane riconoscesse in me il seguito della sua vita…”
In quanti possono affermarlo?
#IOSTOCONERRI oggi e sempre.
“E voi gli sputafuoco, e voi i nuovi santi
crepate pure per primi,noi vi cediamo il passo
però per gentilezza lasciate vivere gli altri
la vita è grosso modo il loro unico lusso
tanto più che la carogna è già abbastanza attenta
non c’è nessun bisogno di reggerle la falce
basta con le garrote in nome della pace
moriamo per delle idee, vabbè, ma di morte lenta,
ma di morte lenta”. (F. De Andrè)
*Il virgolettato è interamente tratto dei testi dello scrittore
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