Nel Cilento un museo Etno Antropologico della Dieta Mediterranea

Dal prossimo ottobre, presso Plazzo De Vargas a Vatolla, sarà visitabile il nuovo "Museo Etno Antropologico della Dieta Mediterranea" della Fondazione Giambattista Vico.

Di Redazione Infocilento

Dal prossimo ottobre, presso Plazzo De Vargas a Vatolla, sarà visitabile il nuovo “Museo Etno Antropologico della Dieta Mediterranea” della Fondazione Giambattista Vico.

“A un anno dalla definizione del nuovo concept, naturale evoluzione del precedente ‘Museo Terre Batulliane’, siamo ormai vicini all’apertura, spiega il direttore della fondazione Claudio Aprea.

Il museo sarà un percorso emozionale, accompagnato da un uso artistico sapiente della tecnologia curato dagli architetti Massimo Olivieri e Luca Giubileo e dalla Videoartista Emanuela Prota, candidata anche alla Direzione del nuovo luogo della cultura.

Il trio, affiatato e collaudato, ha dato vita anche all’installazione “la spirale della Dieta Mediterranea” presentata con grande successo all’EXPO 2015 lo scorso luglio. Il Museo focalizzerà l’attenzione proprio sul nuovo paradigma della dieta mediterranea come stile di vita, tracciato dal Presidente Vincenzo Pepe e sposato dal Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione Vico che ha prodotto un documento sul tema che sarà allegato alla Carta di Milano di EXPO.

Si tratta, dunque, di restituire la Dieta Mediterranea ai cilentani che ne rappresentano la comunità emblematica e ne sono i veri custodi e valorizzatori.

“L’innovativa esposizione – evidenzia Aprea – aiuterà a comprendere il superamento della piramide alimentare per fare spazio al concetto di percorso cognitivo che da Parmenide ad oggi ha declinato una unicità sociologica, naturalistica e di produzioni tipiche che concorrono al mantenimento di un equilibrio e di un benessere che si propongono come un modello per le comunità rurali e come occasione di sviluppo irrinunciabile per il sistema ‘prodotto/territorio'”.

Il Museo avrà un importante compito didattico e vedrá l’attivazione di laboratori per le scuole di ogni grado e le università. La forma gestionale supererá anche il concetto di “Museo di Quartiere” per caratterizzarsi come “Museo di Comunità”, badando quindi non soltanto al dialogo con altri soggetti e individui per la scoperta e l’affermazione di talentuositá periferiche, quanto per la messa a punto di strategie condivise e linee guida operative utili al raggiungimento di obiettivi territoriali.

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