Gli agricoltori fanno i conti con i danni da fauna selvatica. I turisti vanno alla ricerca del “paradiso di Bamby”. E la politica? Quali risposte da?
Due domande al presidente della Comunità montana Alburni, Eduardo Doddato.
Quale futuro per gli agricoltori?
Il futuro per gli agricoltori è semplice, con la colonizzazione dei territori da parte dei cinghiali e l’invasione in corso dei Cervi, la risposta nasce spontanea – gli agricoltori e gli umani tutti del parco sono cornuti e mazziati !. Ovvio che l’invasione dei cervi e la colonizzazione dei territori da parte dei cinghiali è l’ennesima riprova della miopia gestionale del Parco, grazie, sopratutto, al silenzio politico sulla gestione del Parco da parte di Sindaci e Delegati ben identificabili in un’area politica. E’ stato detto oramai tutto sulla problematica dei cinghiali che è perfettamente duplicabile anche per i cervi. Senza alcuna regolamentazione ed azione tesa a mettere al “centro” del Parco gli “umani” e non gli “animali” non si va da nessuna parte. Bisogna valorizzare e far diventare una risorsa sia i cinghiali che i cervi, non proteggerli indiscriminatamente, così come sino ad oggi la gestione del Parco ha fatto.
Proposte e prese di posizione nei confronti del Parco?
Proposte ne abbiamo fatte talmente tante che sono stanco di ripeterle all’infinito. Come Ente Montano la posizione nei confronti del Parco è sostanzialmente la stessa vissuta e sentita come Sindaco. E’ solo il caso di sottolineare che i “Briganti del Parco” sono nati negli “Alburni”. Il Comitato dei Briganti continua la sua lotta ed in questo momento, pur sembrando aver perso quella spinta propulsiva iniziale, è in attesa, come tutti, che si definisca e si insedi la nuova “governance” regionale, che oggi non ha più alibi, poiché sia il governo nazionale e sia quello regionale sono riconducibili alla stessa area politica e possono nominare in tempi brevissimi il nuovo Presidente del Parco.