Il 16 giugno è iniziato a Teggiano, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, il convegno pastorale “Annunciare, celebrare, testimoniare il volto della misericordia”.
Il convegno, della durata di due giorni, si è offerto al pubblico – composto da sacerdoti e uomini spinti solo dalla loro fede – con testimonianze di fede quotidiana da parte di associazioni e centri di accoglienza dei rifugiati.
Numerosa la partecipazione giovanile grazie a un concorso a tema per la creazione di un breve video. Nello specifico il concorso, suddiviso in tre sezioni (cortometraggio, videodocumentario e storia narrata) ha visto partecipi diversi gruppi provenienti dalle parrocchie della diocesi di Teggiano-Policastro.
Ad aggiudicarsi il primo posto per la sezione videodocumentario è stato l’oratorio Don Giustino (voluto fortemente da don Antonio Toriello) di Licusati, frazione del comune di Camerota. I ragazzi che hanno preso parte alla realizzazione del video (Nancy Chirichiello, Martina Guida, Manuel Greco, Chiara Cusati, Elvira Grimaldi, Maria Stefania Saturno, Giovanna Iannuzzi e Anna Maria Bortone), supportati dai tutor Soraida del Duca, Emanuela Del Duca ed Innocenzo Bortone, hanno filmato, attraverso l’utilizzo di smartphone e fotocamere non professionali, brevi spezzoni di vita quotidiana e riprodotto scene di cui loro stessi sono stati protagonisti, ricreando scene di “dubbio, ricerca e fede”: così è nato “Dubito, quindi Credo”. La catechesi su ogni tematica è stata curata da don Antonio Toriello che ha spiegato, mediante esempi semplici, i complessi temi a cui i giovani hanno dovuto approcciarsi. Ad introdurre ogni sezione del video brevi citazioni (create da Anna Maria Bortone) le quali rimandano lo spettatore a una breve riflessione che trova, poi, la chiara espressione nel video.
Il premio, ritirato dai ragazzi dell’oratorio presso la chiesa di San Francesco di Teggiano, è stato consegnato da Antonio De Luca, vescovo di Teggiano-Policastro.
Alla consegna del premio sono seguite esibizioni e dibattiti, fra cui quella di un giovane gruppo musicale di Scario che, in chiave rock, ha reinterpretato due canti religiosi. Ha fatto seguito una breve coreografia curata dai ragazzi di Torre Orsaia. Fra gli interventi la riflessione di un profugo etiope che ha raccontato di come, fuggito dall’Etiopia in seguito all’uccisione di suo padre nel 2003, ha trovato ospitalità nel Cilento. Un trio di bonghi ha ricreato le sonorità di una terra seviziata dal male.