Lo sport è vita, uno slogan sentito e risentito, e come la vita può rivelarsi anche crudele. È stato questo il caso del Basket Agropoli escluso dagli aventi diritto alla promozione nell’A2 unica della Lega Nazionale Pallacanestro dopo un’annata che definirla storica è addirittura riduttivo. Paternoster e C., storia della due giorni di Forlì, sono usciti sconfitti dalle due sfide che potevano regalargli il salto di categoria. C’è l’ipotesi del ripescaggio, che sarebbe anche giusto ma che però elimina i contorni della festa, quella che tutta la città era pronta a fare in caso di vittoria.
Scusatemi se non sono avvezzo alla retorica del “è stato bello lo stesso, abbiamo giocato contro grandi squadre”. Nello sport contano i risultati, soprattutto le vittorie. Passi il concetto dell’epilogo ingiusto, titolo dell’articolo, quello si che mi vede completamente d’accordo ma per favore non cercate di far passare per un successo questa due giorni nonostante il blasone e il prestigio che racchiudeva. Perché questa due giorni è stata una doppia badilata sul cranio…
Agropoli meritava, quello si, e merita tutt’ora di regalarsi il salto di categoria. Merita per i risultati, a prescindere, e merita per tutto quello venutosi a creare in un’annata fantastica. Il basket ha sempre vissuto all’ombra di un paese “pallonaro” che metteva il calcio prima di tutto. La società di Giulio Russo però ha addirittura capovolto questo trend, ha fatto innamorare ancor di più la gente di questo sport (ha fatto addirittura dimenticare il calcio a tanti tifosi che adesso disertano il “Guariglia” preferendo il Pala Di Concilio). Non perché il basket è uno sport bellissimo, ci mancherebbe tutti gli sport sono belli, ma perché ha coinvolto in maniera genuina la cittadinanza a prescindere dai risultati positivi che ovviamente aiutano sempre.
Ma torniamo a Forlì, alla gara con Rieti, a quel maledetto punto in meno che Marulli (a tratti superlativo) e c. non sono riusciti ad agganciare per portare la gara anche all’extra time dove i delfini avrebbero probabilmente stravinto, ma si vince e si perde anche di un punto. Della sfida con Siena meglio non parlare, la squadre di Paternoster era cotta, non ce la faceva più, forse addirittura incazzata per l’epilogo al quale andava incontro.
Rimangono i “Grazie”, giusti, doverosi e sinceri. Questi ringraziamenti però vanno distribuiti a tutti non solo a società e giocatori ma anche ai trecento che hanno raggiunto Forlì. Quest’ultimi sono stati il vero orgoglio della città. Quando l’Italia vinse la coppa del mondo Caressa esclamò “Oggi è più bello essere italiani”, vale lo stesso per Agropoli. “Oggi è più bello essere agropolesi” si poteva esclamare davanti alla PC, smartphone e TV (a proposito complimenti a Set TV per il supporto offerto a questa grande squadra, a testimonianza che il campanilismo tra Agropoli e Vallo può anche smettere di esserci).
Ormai è andata, siamo al day after quello buono per i commenti al Bar che non mancheranno. Probabilmente negli stessi bar che hanno creato i punti di incontro più importanti per vedere le due sfide. Nazionale (storico feudo del Basket Agropoli) e Premier. Proprio nel primo lo storico proprietario Mario era sicuramente già pronto ad offrire lo spumante per la festa, potere dell’aggregazione sportiva!
Permettetemi infine un ultimo ringraziamento personale a Francesco Carrato e Luca Malandrino reporter per tutto l’anno del Basket Agropoli per la nostra testata. Senza di loro tutto sarebbe stato più difficile, non vorrei definirli i migliori altrimenti si montano la testa, ma sono davvero bravi!