Voci dal Parco sul Parco

Di Katiuscia Stio

ROSCIGNO. “Morire di Parco – Di Parco si muore” è il titolo, forte e provocatorio, del dibattito pubblico, durato otto ore, che si è tenuto domenica 26 a Roscigno organizzato dal movimento antiParco I Briganti del Parco. Durante il dibattito qualcuno grida che invece di Parco Si Vive.

I temi affrontati: i cinghiali, i vincoli, lo spopolamento, la viabilità. “E’ stato un incontro molto costruttivo,- dichiara il sindaco di Roscigno Palmieri- hanno prevalso gli assenti ma le decisioni le prendono i presenti. Come prima azione accogliamo la proposta del consigliere di Polla, Fortunato D’Arista, ed avvieremo una raccolta firme, nelle piazze di ogni comune del Parco Nazionale del Cilento, di coloro che vogliono far valere il diritto di proprietà. Critiche e mistificazioni non fermeranno il percorso dei Briganti del Parco”. Uno degli obiettivi dell’associazione è restringere il Parco Nazionale alle sole aree demaniali, liberando quindi i terreni dei privati da ogni forma di tutela di tipo naturalistico. “Io non sono contro il Parco, sono contro la gestione del Parco. Lo spirito della Lex 394/91, doveva salvare le nostre aree ma il modo in cui essa viene applicata raggiunge obiettivi totalmente contrari”- tuona Carmine D’Alessandro sindaco di Magliano Vetere e presidente del Gal Rigeneratio. Ad avvalorare le parole del sindaco di Magliano la testimonianza dell’avvocato Francesco Ricco che, vittima della voracità degli ungulati, dalla burocrazia ed ottusità dell’Ente Parco, da vita all’associazione Vittime del Parco. L’avvocato Ricco viene multato per molte migliaia di euro dalla Forestale per aver ripulito il proprio vigneto, con l’accusa di aver estirpato una rara specie di roverella. “Passano i cinghiali nello stesso vigneto e mangiano l’uva quasi matura. Le stesse Giubbe Verdi vanno a contare i chicchi d’uva sopravvissuti per farmi assegnare l’indennizzo che non supera i cinquanta euro”- racconta Ricco. Una voce a favore del Parco viene dal presidente della Comunità del Parco , e sindaco di Stella Cilento, Antonio Radano, il quale sostiene che l’Ente messo alla gogna rappresenta il capro espiatorio “Il Cilento ha bisogno di una svolta ma non è il Parco a doverla dare bensì i cittadini che lo abitano. Chi sceglie per noi è il Ministero dell’Ambiente, è lui il vero colpevole”. Radano sottolinea come la Regione Campania non abbia mai convocato unitamente il Parco, le CC.MM, la Provincia per una programmazione congiunta del territorio, “La viabilità è un problema dell’intero Cilento. Ma lo volete capire che non è colpa dell’Ente Parco?”- conclude il presidente della Comunità dei sindaci. Per il sindaco di Ottati la decisione è ormai presa. “In settimana credo si procederà all’iter legale per l’uscita dal Parco.- dice Eduardo Doddato. Durante il dibattito vengono proiettati i dati dell’Istat in cui si evince uno spopolamento delle aree ricadenti in zona Parco, curato dall’attivista Vito Gerardo Roberto ed un video in cui si vede un cucciolo di cinghiale per le vie di Sacco. “E’ proprio il caso di dire che si vedono più cinghiali che cristiani in questo nostro paese”- conclude il consigliere Tonino Luisi.

Da Antonietta Salvia, già vice sindaco di Roscigno, nonché uno dei nomi proposti per la carica di presidente della Comunità dei sindaci del Parco, post Vassallo ( un nome ancora validissimo- fa sapere Armando Mazzei), una serie di riflessioni sul Parco Nazionale del Cilento.

“Sono proposte che sostengo da anni,

• di smetterla con gli scontri personali per l’elezione del presidente;

• di raccogliere più dati e informazioni sul nostro territorio;

• di formare 6 commissioni, che nel giro di almeno sei mesi (ma anche più, se occorre) costruiscano per la Comunità dei sindaci un progetto ben definito negli obiettivi, misurabile nei risultati, scadenzato nel tempo ( oggi ne siamo indecorosamente privi, per cui siamo colpevolmente inattivi);

• di provvedere, quindi, alla elezione del presidente e dei coordinatori delle 6 commissioni (un possibile ufficio di presidenza della Comunità), dentro le quali impegnare tutti gli 80 sindaci, tenendo conto sia del progetto elaborato che della capacità dimostrata di impegnarsi per attuarlo.

Vorrei sommessamente ricordare che già in passato la Comunità ha lavorato con proficuità in commissioni e che non si comprende per quale motivo siano venute meno, togliendo a 80 sindaci qualsiasi ruolo. Perciò tocca innanzitutto decidere se vogliono avere una funzione positiva.
Credo sia del tutto normale avere difficoltà nella direzione di un Parco molto complesso, troppo frammentato, sempre disuguale, ma sono altrettanto convinta che mettere a fuoco, insieme, un buon metodo di lettura del territorio e sviluppare un efficace lavoro collettivo possa giovare.
E questo può accadere se ognuno verrà messo nelle condizioni ottimali per dare il meglio di sé e si utilizza la bussola di un buon metodo. Naturalmente sono ben consapevole che ognuno si forma una mappa della realtà, che non corrisponde affatto alla realtà. Questa tesi, sostenuta in programmazione neurolinguistica, impone a tutti di essere più umili, ma anche più laboriosi, per riuscire a risolvere qualche problema.E sono altrettanto consapevole che gli scontri solo personalistici non solo non aprono nuovi orizzonti, ma impoveriscono il nostro territorio, come è successo per l’Italia. Né si può essere consultati solo per votare per qualcuno; ogni tanto serve capire che cosa pensiamo, che cosa vogliamo fare di buono. Nella vita normale uno per lavorare presenta un curriculum e viene esaminato, per verificare se le sue qualità corrispondano agli obiettivi prefissati da conseguire. Qui si pretende di fare esattamente il contrario: prima si nomina e poi degli obiettivi non si discute. Da troppo tempo votiamo solo per le persone, senza discutere delle cose da fare. E’ avvilente. Io non sono d’accordo.L’altro aspetto determinante è la conoscenza diffusa del funzionamento dei nostri corridoi ecologici come le proprie tasche. Quando nel 1992 incominciava l’avventura del Parco, ricordo che praticamente tutti gli insegnanti partecipanti ad un corso di formazione ammisero di non conoscere il Parco. durante questo semestre i sindaci potrebbero dedicarsi a conoscere il Parco e qualche realtà esterna più avanzata con delle visite guidate ben organizzate, che potrebbero anche servire opportunamente ad approfondire scientificamente, a formarsi una più moderna percezione del mondo e a rendere più coeso il tessuto della Comunità. A me sembra meglio di niente e soprattutto preferibile all’isolamento in cui noi ora viviamo il nostro “impegno” istituzionale, che è esattamente il contrario di quello che ci doveva capitare dopo l’assassinio di Angelo Vassallo, che rimane, è bene ricordarlo, ancora impunito.”- Antonietta Salvia
“Il Parco è gestito male, malissimo. Ne sono scontento ma non voglio uscire dall’area. – sostiene l’assessore di Corleto Monforte Camillo Pignataro- Sono un ambientalista e dico che dovrebbero aumentare i selettori per la caccia al cinghiale, ma dobbiamo anche dire la verità sugli ungulati, la Provincia è stata l’artefice di tutto, non il Parco. Dobbiamo combattere per la sburocratizzazione. Smuovere le coscienze e aumentare la cultura di chi vive nel Parco”. L’assessore sottolinea come ci sia un forte divario tra le zone costiere e le aree interne, una differenza che negli anni ha costituito una spaccatura nel Parco.
“Nel territorio nascono e ci sono attività di ricezione turistica che vivono di turismo. B&B, aziende agricole che producono olio e vino e sono note anche all’estero, fitta camere. I turisti vengono perché attirati dal marchio Parco del Cilento. I politici non mantengono nemmeno i sentieri del trekking puliti. Se usciamo dal Parco alcune attività perderebbero la loro linfa vitale. Se ci sono tanti vincoli occorre lottare per avere maggiore risorse. Uscire dal Parco NON è la soluzione- dichiara Armando Mazzei consigliere di Minoranza e già sindaco di Roscigno che con Angelo Vassallo, suo amico fraterno, ha condiviso e percorso le tante battaglie del Parco- I politici dovrebbero accompagnare i tanti giovani che con coraggio stanno investendo nell’agricoltura. Il Parco deve fungere da accompagnatore per questi giovani imprenditori. Noi vogliamo un Parco così come dice la Legge. Il Parco è fatto, ora occorre fare gli abitanti ed i politici del Parco Nazionale”.
“Il Parco è stato istituzione di caste e potentati locali e non di popolo. I principali responsabili sono i nostri amministratori locali degli ultimi 25 anni” dice senza mezzi termini l’avvocato giornalista Giovanni Francione.

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