Si conclude, con Costa Palomba e il suo celebre Antece, il nostro viaggio alla scoperta delle antiche genti che popolarono il territorio di Sant’Angelo a Fasanella. Quello descritto è un comprensorio ricco di aree naturali protette e testimonianze storico artistiche che ci consentono un contatto diretto con il paesaggio e la sua storia e possono costituire uno strumento di educazione affinché cresca il senso di appartenenza, di identità e di rispetto per i beni paesaggistici e culturali del territorio. Da ciò ne consegue l’importanza di conoscere la terra in cui viviamo approfondendone le dinamiche ed i processi evolutivi che lo hanno caratterizzato. In particolare quanto e come l’attività dell’uomo abbia influito sul paesaggio e in che maniera ha determinato le sue scelte. E’ solo dopo averne compreso l’importanza ed il valore di tale immenso patrimonio ambientale e culturale che le giovani generazioni potranno apprezzare le ricchezze del territorio di appartenenza.
Costa Palomba Si tratta di un insediamento all’aperto del Bronzo Medio-Recente. La commissione Grotte della Soc. Alpina delle Giulie, ha intrapreso negli anni ‘60 diverse campagne speleologiche di esplorazione e di rilevamento delle cavità carsiche, nonché l’analisi e lo studio geomorfologico dei fenomeni di superficie presenti nella zona centrale del massiccio calcareo del monte Alburno. Con la campagna di esplorazione speleologica dell’estate del 1963 è stato effettuato un importante rinvenimento sul monte denominato Costa Palomba (quota m.1125). La vetta del monte si presenta abbastanza vasta e più o meno piana, brulla e ricoperta da una coltre discontinua di terreno bruno-rossastro e nerastro. Al centro di questi spuntoni si trova un lastrone di roccia quasi verticale rivolto verso SW e dominante quasi tutta la spianata con una scultura. L’area ha restituito importanti rinvenimenti. Il lato meridionale del monte, ad esempio, dal quale si domina una parte dell’ampia vallata del Calore, conserva scarse tracce di un rozzo muro ad intonaco di probabile età romana. Sul lato opposto (quello rivolto cioè a NE), su di un lastrone verticale fronteggiante l’interno della spianata, si trova una grande scultura rupestre, cosiddetta “Antece”, purtroppo, notevolmente danneggiata dal tempo e dagli uomini. Una piccola trincea di saggio, effettuata nella parte centrale del ripiano, alla sinistra della scultura, ha restituito numerosi resti ceramici.
Interessante il livello sottostante a quello romano che ha restituito abbondanti resti di rozza ceramica d’impasto e alcuni frammenti di ceramica con decorazione incisa e ad intaglio, frammenti di ciotole, due anse verticali a nastro, prese rettangolari ed a linguetta. A condizione che il deposito archeologico non abbia subito dei rimaneggiamenti, pare che il materiale fittile del secondo livello, possa essere attribuito ad una fase Finale dell’età del Bronzo, forse ad un periodo inoltrato, già orientato in senso Protovillanoviano, della cultura Subappenninica. Non si può escludere anche, però, che il suddetto complesso preistorico sia dovuto ad un attardamento culturale. Rilevante appare, nel secondo livello stratigrafico, il rinvenimento di un notevole numero di ceramica, d’impasto bruno-rossastro e di impasto bruno-nerastro spesso con superficie ben lucida, dell’età del Bronzo Tardo. Si tratta di ciotole carenate, spesso con anse a piastra, di basse ciotole svasate, di piatti inornati, di grandi contenitori e dolii, spesso con labbro ondulato ad impressioni digitali, e cordoni plastici pure con impressioni digitali.
I resti ceramici di Costa Palomba, trovano riscontro in diverse stazioni Tardo-Appenniniche e Subappenniniche, tra le quali la Grotta dello Zachito, i livelli medio-inferiori della Grotta di Pertosa, la Grotta Nicolucci di Sorrento, le isole Eolie ed altre.
Sulla sommità spianata del monte, emerge, nell’area a NE, su di un lastrone verticale fronteggiante l’interno della spianata, una grande scultura rupestre, ricavata in rilievo ad grandezza naturale (alta cioè 1,70m), definita Antece. Essa rappresenta una figura umana vestita con una sorta di casacca stretta in vita da un cinturone; una corta spada (o il suo fodero) pende dal lato sinistro del cinturone stesso. Con la mano destra impugna una lancia alla cui base giace uno scudo rotondo, e con la sinistra, rivolta verso il basso, stringe un altro oggetto astiforme che l’alterazione e la rottura della roccia non consentono, però, di interpretare. Anche la testa e le gambe del soggetto, che avrebbero potuto fornire utili indizi per l’inquadramento cronologico dell’opera, sono state spezzate. Tuttavia, pare evidente che la scultura rappresenti un guerriero, o forse, una divinità guerresca, e non è da escludere, inoltre, che si tratti di una scultura funeraria o di un defunto eroicizzato, ma resta difficile l’attribuzione culturale e cronologica. Per quanto nulla si possa dire di concreto sull’origine della scultura rupestre, è possibile, considerando lo stile dell’opera così rude e privo di grazia, il quale dà risalto, esclusivamente, ai tratti essenziali della figura umana, e che raggiunge la sua massima imponenza nella forma rozza e potente del corpo e delle spalle, che essa sia stata eseguita dai Subappenninici che si stanziarono su Costa Palomba. I resti materiali della loro cultura abbondano, infatti, sulla vetta del monte e testimoniano l’intensità dell’insediamento umano che vi ebbe luogo.
Foto di Roberto Pellecchia che ringrazio per la gentile concessione