I rituali del Venerdì Santo sono espressione di un intero territorio, che, in occasione della “Passione di Cristo” manifestano la profondità spirituale del Cilento, special modo quello circoscritto al Monte della Stella. Le confraternite, che nel Cilento assumono il ruolo di “congrèe”, hanno radici talvolta secolari, altre volte riemergono semplicemente come il prosieguo di associazioni laiche nate con scopi comunitari. Considerato il loro valore sociale e religioso, rappresentano una parte consistente del folklore del Cilento, soprattutto quello religioso, assetto, quest’ultimo, ove convergono le maggiori tradizioni locali. Tuttavia, ancor prima sono parte integrante del patrimonio culturale cilentano, ma i rituali delle “congrèe”, seppur volti alla pietà popolare, sono momenti di vero folklore, esternati con solenne devozione.
Cenni storici. Quelle che comunemente vengono definite confraternite, fiorirono numerose nel Cilento, in modi e periodi diversi, probabilmente in funzione di una precisa utilità o nell’ottica di conservazione di più antiche associazioni fatte di laici o clericali, o ancora frammiste tra loro e collaborative. In origine, stando alle notizie note e a quelle tramandate ancora presenti nella memoria popolare, le “congrèe” sono state formate principalmente da uomini laici, almeno in riferimento a quelle nate nello spazio temporale che intercorre tra il XVI e il XX secolo. Ed è anche possibile, una differenziazione tra le “confraternite” e le “congrèe”: le prime risentono dell’influenza della sfera religiosa, le altre di caratteristiche sociali. A tale distinzione, in un certo qual modo, può essere di richiamo la titolazione: le confraternite assumono spesso la “custodia” simbolica dei Santi mentre le “congrèe” si concentrano sulla figura del Cristo e della Madonna. Possono ascriversi come tipicità del Cilento, e in questo conteso una predominanza consistente delle intitolazioni, è evocata dalla “Madonna del Rosario” a cui sono dedicate numerose di esse, come quelle presenti a Montecorice, Ortodonico, Pollica, Vatolla, ecc.; altre affidano la loro identità alla “Beata Vergine Immacolata” come la congrèa di Fornelli o alla “Madonna del Carmine”, come invece accade ad Agnone. Per quanto riguarda il Cristo, invece, la congrèa di Stella Cilento richiama il “Santissimo Sacramento” mentre quella di Camella il “Sacro Cuore”. Significativo è il caso di Valle Cilento: “Pio Monte dei Morti”, in riferimento alla sua funzione originaria, dedita al sociale e in particolare al sostegno morale e materiale; spesso le congrèe di tal genere si facevano carico delle spese funebri dei più bisognosi della comunità. Inoltre, mentre le confraternite sono disseminate in diverse aree geografiche del territorio, le “congrèe” sono diffuse in modo capillare solo nel perimetro del Cilento Storico, e in passato era presente in tutti i centri della montagna, anche nei più piccoli. Eccezion fatta, per Ostigliano, posta al di fuori dei confini convenzionali del Cilento Antico, che pur vanta una storica “congrèa” consacrata alla “Madonna del Rosario”.