10 Febbraio: ricordare le vittime dei massacri delle Foibe

"O tu che ignaro passi per questo Carso forte ma buono, fermati! Sosta su questa grande tomba!"

Di Serena Vitolo

“O tu che ignaro passi per questo Carso forte ma buono, fermati! Sosta su questa grande tomba!”
Si legge questo sulla foiba di Basovizza, punto di riferimento storico vicino Trieste, oggi visitabile.

Si chiamano foibe le cavità naturali, profonde anche centinaia di metri, che esistono nella regione del Carso, a cavallo tra il Friuli-Venezia Giulia e le odierne Slovenia e Croazia.
Lì, a partire dal crollo del regime fascista nel 1943, furono compiuti massacri contro la popolazione italiana a opera dei partigiani (sostenitori) comunisti iugoslavi del maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico che, con la fine della seconda guerra mondiale, sarebbe diventato dittatore della Iugoslavia fino al 1980.

Secondo quei partigiani, tutti gli italiani erano fascisti o contrari al regime comunista perciò, senza andare per il sottile, tutti gli italiani non comunisti che vivevano in Istria e in Dalmazia (due zone del Friuli Venezia Giulia) furono trattati come “nemici del popolo”, torturati e poi gettati nelle fosse naturali chiamate foibe con una procedura terrificante.

Non si sa con esattezza quanti italiani furono uccisi in modo così barbaro ma, secondo alcuni storici, forse anche 10 mila persone se non di più.

Per comprendere a fondo il fenomeno del massacro delle foibe bisogna andarne a ricercare le radici in quella secolare contesa tra popolazione italiana e popolazione slava per il possesso dei territori di Nord-Est, quelli dell’Adriatico orientale.
È una disputa che vide il suo inizio con la fine della Prima Guerra mondiale, quando il confine tra Italia e Jugoslavia venne delineato dalla cosiddetta “linea Wilson”: gli slavi videro sottrarsi una cospicua fetta dell’Istria dagli italiani e circa 500mila slavi si ritrovarono a vivere in territorio straniero, sotto il dominio di un popolo a tratti oppressore.
Non è difficile quindi immaginare il malcontento che le popolazioni slave iniziarono a covare, ma ciò in cui questo si trasformò è storia di brutalità che non si può comprendere, né giustificare.

Oggi, 10 febbraio, si celebra il Giorno del Ricordo. La giornata istituzionale è stata indetta dal 2004 per ricordare le vittime dei massacri delle foibe.

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