“I soldi non ci sono, la linea costa troppo, bisogna fare uno studio adeguato: tutte frasi ricorrenti, anche se nessuno si ricorda che con il taglio degli stipendi di cinque-sei parlamentari si potrebbero fare interventi per vari km di ferrovia. Ma forse i soldi non ci sono solo quando vanno spesi per dei servizi utili ai cittadini”: esordisce così il co – presidente del Comitato pro ferrovia, dott. Rocco Della Corte, in una amara nota stampa volta a sottolineare ancora una volta l’immobilismo che avvolge il Mezzogiorno e la questione del ripristino della Sicignano – Lagonegro.“Altrove comitati e associazioni non se la passano meglio, penso a chi si batte per la Fano – Urbino o per la Avellino – Rocchetta. E’ un susseguirsi di promesse, proclami sul miglioramento del trasporto regionale e poi tagli: sono saltate in questi ultimi anni tratte storiche come la Ceva-Ormea, la Fabriano-Pergola, la Torre Annunziata-Gragnano. Se pensiamo che attualmente anche la Napoli-Salerno è sospesa e sono arrivate da poco le proteste dei sindaci a partire da quello di Pompei... Il Governo dice che sono gli enti locali a dover spingere, gli enti locali ribattono che senza la volontà dell’esecutivo non hanno voce in capitolo. E così si crea un ping pong eterno anche abbastanza frustrante, che però porta a non parlare di riattivazione concretamente”. Il Comitato è impegnato su più punti, ha messo sul piatto numerose proposte di contorno al ripristino della tratta, obiettivo principale. Qualche giorno fa c’è stata l’inaugurazione di un totem di promozione territoriale a Battipaglia, su proposta del dirigente Giuseppe Verga, mentre si continua ad aspettare lo sblocco dei comodati per esportare il modello-Polla a tutti gli scali del Vallo: “La faccenda dei comodati d’uso gratuiti è un qualcosa di straordinario, perché oltre a mantenere vive le stazioni consente di togliere dal degrado stabili destinati all’abbandono. Ma se non si fa in fretta le associazioni interessate – che hanno fatto richiesta da un anno e più – potrebbero legittimamente tirarsi indietro. E per alcuni edifici bisognosi di ripristino, come Montesano o Sassano, potrebbe essere un secondo ultimo treno. Dovremmo riuscire ad ottenere a breve Lagonegro, ed è già un piccolo passo avanti. Il sindaco Mitidieri e gli addetti ai lavoro di RFI ci hanno assicurato che il contratto è pronto, a settembre-ottobre si dovrebbe partire. Ci saranno un'obliteratrice e una biglietteria self service e sarà la seconda stazione della linea ad essere riaperta”. Un cenno poi alle dichiarazioni dell’onorevole Gianni Pittella, fresco di rielezione in Europa: “Il presidente del gruppo PSE del Parlamento europeo, Pittella, dice bene quando afferma che non bisogna sciupare i fondi europei. Tuttavia si spendono milioni di euro per varianti stradali di pochi km, ad esempio 64 milioni per evitare il centro abitato di Brienza sulla SS Tito-Brienza, mentre non si investe un euro in una ferrovia come la Sicignano – Lagonegro, con bacino di utenza vasto, attrattive turistiche in loco e funzione strategica di collegamento con l'Alta Velocità, alla stazione di Salerno. Siamo l'unico paese che chiude le ferrovie e triplica le colate di asfalto, in barba al trend europeo dove anche le più piccole stazioni secondarie sono dei veri e propri giardini. Aspettiamo inoltre una risposta da Renzi, anche simbolica, mentre al Ministero i tempi sono più che biblici. Ci hanno promesso un vertice entro un mese, e di mesi ne sono passati dodici. La stessa storia dello studio di fattibilità, da consegnare in trenta giorni e ancora semi-nascosto con qualche cifra trapelata ufficiosamente. Sembra assurda questa latitanza di risposte certe e pratiche, certe cose se non si vivono in prima persona sono incredibili”. Il co – presidente, poi, conclude ringraziando chi sostiene il Comitato quotidianamente: “La rabbia è tanta, ma non si tramuta in scoraggiamento. Grazie a persone straordinarie come il dott. Rocco Panetta, che ha un carattere spontaneo e battagliero da grande motivatore, e a Giuseppe Verga, una fucina di idee, il lavoro continua. Rivedere il treno nel Vallo di Diano è un sogno da realizzare, ma purtroppo le condizioni sembrano sempre stazionarie. Non vorrei mai pensare ad un diktat di machiavellica memoria: la ferrovia si riaprirà soltanto se il fine giustificherà i mezzi, ovvero se gli interessi politici ed economici casualmente verranno a coincidere con la riattivazione della Sicignano – Lagonegro. E in quest’ottica potrebbe passare un mese, come potrebbero trascorrere trent’anni”.