«La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perchè servono a tagliare le reti».
Queste parole, pronunciate da chi della parola ne fa uso per passione o forse, meglio, per vocazione, sono bastate per chiedere il rinvio a giudizio per "istigazione a delinquere" del grande scrittore italiano
Erri De Luca. «Mi processeranno a gennaio. Mi metteranno sul banco degli imputati e ci saprò stare. Vogliono censurare penalmente la libertà di parola».
Per capire il fatto, è necessario capire la storia di Erri De Luca.
Napoletano, 64 anni, scrittore e poeta, anzi scrittore e poeta del decennio così come descritto dal critico letterario De Rienzo. Basterebbe questo a illustrare il profilo artistico, lo spessore. Ma più importante è forse il profilo umano, la sua vita: a 18 anni Erri raggiunge Roma, dove svolgerà un ruolo attivo in Lotta Continua. Lavora come operaio qualificato, camionista, magazziniere, muratore. Conosce la fatica, il sacrificio, la lontananza dalla sua Napoli, quella Napoli che "che fruga e perquisisce con gli occhi. Sotto l'apparenza della strafottenza opera il più capillare sistema di controllo". Nell'83 lavora in Africa come volontario e durante la guerra in ex Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati ai profughi di tutte le parti in guerra. Nella primavera del 99, durante i bombardamenti Nato sulla Serbia, sta dalla parte del bersarglio, in Serbia, "vittima di atti di terrorismo".
Intorno ai trent'anni si dedica all'alpinismo. Inizia a scalare. Impara lingue da autodidatta("mi avevano esaurito la dipendenza. E ho rinunciato a tutti i maestri"). Traduce libri dall'ebraico antico. Oggi abita in una casa costruita con due operai e pianta alberi. Scrive libri e ha ricevuto premi internazionali (in Italia evita di candidare i suoi libri ai concorsi).
Erri De Luca ha sempre coltivato quella che noi chiamiamo controcultura, per lui ,invece,"studio del confutare".
Già nei primi anni di attivismo, e non politico, diceva "Prendevamo tutto ciò che ci veniva impartito come una frottola, una gigantesca e continua menzogna. Avevamo partorito l' irreparabile diffidenza nei confronti del sistema. Non avvertivamo alcuna appartenenza nemmeno al gruppo politico che storicamente rappresentava indigenza e proletariato. Il Partito comunista con noi non c' entrava. Il mondo si spostava, era in movimento, e non era tondo come sugli atlanti. Era una moneta. Due facce. L' una opposta all' altra, irrimediabilmente". Durante quegli anni scelse di lottare con gli operai. Cortei, adunanze, resistenze a pubblico ufficiale, occupazioni. Questi i motivi dei primi arresti. Quegli arresti che lo resero scomodo al punto da farlo emigrare fuori nazione. Francia, ex jugoslavia, Africa. Il suo silenzio si compensava in fogli riempiti la sera. Quegli stessi fogli gli saranno pubblicati mesi più tardi. Ha così inizio la sua "carriera" da scrittore. Un operario scrittore che, però, da dieci anni lavora solo scrivendo storie, le sue storie. «Tu, mio è l' opera che inaugura il mio 740. Pago le tasse fino all' ultimo centesimo. Con questo Stato non voglio rapporti e tanto meno debiti. Se un giorno i libri non dovessero mantenermi, torno operaio».
Ecco questa parentesi ci permette di assaporare una piccola parte di questo artista. Il coraggio e la coerenza di esprimere sempre le proprie idee.
In Gennaio, De Luca sarà processato per istigazione a delinquere. Aver espresso un'opinione, aver fatto quello che d'altronde ogni intellettuale dovrebbe fare in virtù del proprio ruolo sociale, mentre invece l'Italia letteraria da salottini ritira premi e si autocelebra, gli è costato un
processo. Ed il processo, più che a De Luca, è un processo alla libertà della parola. Nell'Italia dell'irresponsabilità, dell'indecenza, del mal costume, si punta il dito contro la parola.
Non è l'unico caso avvenuto nel Paese dei santi, poeti e navigatori. Ci ricordiamo dei mille processi a Pasolini, addirittura si calcola che 1/3 della vita di PPP sia stato trascorso tra aule di tribunali e uffici di avvocati. Anche Socrate, Flaubert, per arrivare al recente Busi sono stati vittime dell'attacco alla parola.
Erri De Luca ha protestato insieme agli abitanti della Val di Susa. "La battaglia contro la Tav in ValSusa è la più bella lotta civile e democratica del nostro Paese da una decina di anni a questa parte. Ringrazio il movimento per avermene fatto partecipe.Torno in valle - ha detto - con grande piacere, per
incontrare un movimento fantastico. E che non ha nulla a che fare con le bombe e bombette, danneggiamenti e azioni notturne che certo non rappresentano quel sabotaggio politico di cui ho parlato nei giorni scorsi. Quelli - ha aggiunto - sono atti di piccola criminalità e di nessun significato politico". Lo scrittore napoletano non ha mai abbandonato la comunità del luogo. Ha condannato la TAV, ricordando come anche la stessa cugina Francia si stia rendendo sempre più conto della sua inutilità. Non stiamo qui a raccontare il perchè dei NOTAV anche se ce ne sarebbe comunque bisogno (su tutti il problema riguardante la tossicità delle montagne amiantifere forate). Scriviamo, invece, per tutelare la libertà delle idee, per svegliare dal sonno del pensare."Non ho mai piantato un chiodo in montagna. Non mi sento autorizzato, sono uno di fuori, di passaggio. Mettere un chiodo è un atto di possesso, bisogna appartenere al luogo per sentirsi autorizzato. (...) Trovare nella vasta parete esattamente il punto attraversato dai pionieri, stare nella stretta scia di una scalata che fu ai tempi primizia, ecco, a me piace ripetere, in montagna, non inaugurare. Mi piace trovare i chiodi degli altri, non aggiungere i miei. Così fa pure la mia scrittura che va a ricalcare pezzi di vita svolta, senza inventarla nuova.(...) Alla parola "progresso" riconosco il solo valore di risparmiare energia. [...] La cosa strepitosa della nostra specie è che le macchine del progresso, del risparmio di sforzo, non sono state usate per avere poi più tempo libero, anzi per aumentare il prodotto del lavoro. Aumentavano gli arnesi
del progresso e non diminuiva il tempo del lavoro. La nostra specie accumula progresso, ma non sollievo", dice Erri.
Uno dei capostipiti della "Disobbedienza civile", Thoreau, si domanda: "deve sempre il cittadino - seppure per un istante e in minimo grado - abbandonare la propria coscienza nelle mani del legislatore? E allora perché ha una coscienza?". Noi ci chiediamo inoltre, se un cittadino, un intellettuale ancor di più, debba tacere per paura della condanna. E ci chiediamo ancor di più qual è la differenza di trattamento che intercorre tra De Luca ed il leghista di turno che sprona addirittura a tirar fuori i fucili contro altri italiani.
Nel 1957, a S.Franciscol giudice Clayton Horn assolse Shigeyoshi Murao e Lawrence Ferlinghetti, rispettivamente commesso e proprietario di una libreria, accusati di aver venduto una copia di Howl di Allen Ginsberg, il poeta della beat generation, a due poliziotti in borghese. Il libro era considerato osceno. “Ci sarebbe mai libertà di stampa o di parola se si dovesse ridurre il proprio lessico a uno scialbo e innocuo eufemismo? Un autore deve poter essere reale nel trattare la propria materia e deve essergli consentito esprimere pensieri e idee con parole proprie”. Questa la motivazione della sentenza di assoluzione : “Immaginate: essere arrestato per aver venduto della poesia!”, esclamò attonito il povero Shigeyoshi Murao.
La stessa Fernanda Pivano trascorse un periodo in carcere per aver tradotto in italiano l'Antologia di Spoon River di Lee Masters, all'epoca vietato dal fascismo.
Tanti sono stati i drammi subiti dalla parola. De Luca nè è l'ulteriore vittima. A sua difesa, migliaia di persone. #IOSTOCONERRI è l'ultima trovata social a suo favore. Dimostra come , in realtà, "il torto è spesso meglio distribuito di quanto ci piace credere". "La libertà uno se la deve guadagnare e difendere" e per questo motivo De Luca può rappresentare benissimo un partigiano della parola, l'ultimo resistente. A suo sostegno si è mossa solo una piccola parte della carta stampata. E questo è grave.
Sempre Thoreau:"Se le parole sono state inventate per nascondere il pensiero, allora i giornali sono un grande miglioramento di una pessima invenzione". Per questo la difesa di De Luca è indispensabile. Perchè è la difesa del pensiero libero. E' la difesa della parola. E' la difesa di tutti noi.
"Ma il guajo è che voi, caro mio, non saprete mai come si traduca in me quello che voi mi dite. Non avete parlato turco, no. Abbiamo usato, io e voi, la stessa lingua, le stesse parole. Ma che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele; e io, nell'accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d'intenderci; non ci siamo intesi affatto". (Luigi Pirandello)
Gerardo Scotti - Sofia Coppola